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la mano tagliata. | 173 |
suna voce rispose, dall’interno. Un profondo sospiro sollevò il suo petto ed egli bussò ancora, un po’ più forte. Nulla!
— Maria! — egli disse, piano, curvandosi al buco della serratura.
Nessuna risposta.
— Maria, Maria! — ripetè lui, più forte.
Nessuna risposta.
— Maria, perchè non mi rispondete? — disse lui, parlando sempre presso il buco della chiave.
Niente, niente.
— Debbo io infrangere la porta? Sapete che posso farlo! — esclamò lui, con una voce dove fremeva l’ira repressa.
Un passo si udì; qualcuno si avvicinò alla porta.
— Maria, aprite! — disse Marcus, imperioso.
Una voce debole, rispose, di dentro:
— Che volete, Marcus Henner?
— Vedervi, parlarvi.
— No, — rispose la voce fioca.
— Eppure vi vedrò, vi parlerò.
— Lasciatemi in pace! — mormorò la voce stanca e fievole.
— Non voglio turbare la vostra pace; debbo parlarvi, apritemi.
— Non voglio, — mormorò la voce, tristemente, ma fermamente.
— Vorrete!
— No.
— Maria, a che vi opponete? Siete in mio potere, lo sapete.
— Non aprirò.
— Non oggi, ma questa sera; non questa sera, domani. La mia pazienza è più forte della vostra resistenza. — Un gemito si udì, dall’altra parte. Chi avesse bene guardato Marcus Henner, lo avrebbe visto impallidire, a quel lamento.