Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/180

Da Wikisource.
174 la mano tagliata.


— Maria! Maria! — chiamò ancora, a voce bassa.

— Non siete andato ancora via?

— Non andrò. Aspetto che mi apriate. Fatelo, non voglio tormentarvi. Debbo dirvi qualche cosa che vi preme.

— Qualche cosa che mi preme? — disse la voce muliebre, diventata un po’ più forte.

— Sì.

— Che cosa?

— Apritemi e lo saprete.

— Voi m’ingannate.

— Non v’inganno.

— Siete maestro in tranelli, Marcus Henner, — replicò la voce femminile, improvvisamente irata.

— Maria! Apritemi; vi ho da parlare....

— Di che? Di che?

— Di una persona che amate. —

S’intese un lieve scricchiolìo della porta, come se un corpo che vacillasse vi si fosse appoggiato.

— Io non amo nessuno, — mormorò la voce, diventata di nuovo debolissima.

— Il solo essere che amate.

— Il solo!

— Sì, il solo. Io ne ho notizie.

— Avete notizie? — la voce tremava tanto che quasi balbettava.

— Sì, aprite. —

Vi fu un minuto di silenzio. Poi la chiave stridette nella serratura e la porticina si aprì. Marcus Henner entrò nella stanza di cui, sino allora, gli era stato vietato l’ingresso. Era una camera piccola, in paragone dell’ampia stanza da letto a cui era accanto; anche la sua sola finestra era velata di bianco, fittamente, e le imposte non avevano maniglia.

Del resto, la più nuda, la più povera semplicità regnava in quell’ambiente. Le pareti non avevano