Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/181

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la mano tagliata. 175

nè stoffe, nè carta da parati: erano dipinte di bianco di calce, senz’altro.

Un piccolo letto di ferro, come quello di una educanda, formava il mobile principale; si componeva di un sol materasso e di un sol cuscino, con una coltre di lana rozza. Sul pavimento non vi era tappeto; l’ammattonato era nudo e freddo. Vi era un tavolino da scrivere, un armadietto che formava anche scansia da libri, un inginocchiatoio e due sedie, niente altro. Sull’inginocchiatoio di legno semplice era un crocifisso: sopra, sul muro, sospesa una immagine della Vergine. E sul cuscino era appoggiato un libro pio, che la donna aveva lasciato aperto, l’Imitazione di Cristo.

La persona che aveva aperta, così a malincuore e pure così ansiosa, si teneva ritta, presso l’inginocchiatoio da cui si era levata. Era tutta vestita di lana bianca, con una veste ad ampie pieghe, dal collo sino ai piedi, claustrale; era una donna alta e snella, ma, attraverso le molli pieghe della sua ieratica veste, il corpo non arrivava a delinearsi. Sul viso ella portava una espressione di orrore e di affanno. Marcus Henner guardò quella donna con occhi pieni di amore e di ira.

— Maria, Maria, perchè mi fate questo? — le chiese, avanzandosi verso lei.

Ella si arretrò, sino al muro, dicendogli:

— Non vi accostate!

— Non temete, non mi avvicino, — disse amaramente il medico.

— Se vi avvicinate, sapete bene quello che farò, — disse Maria, con tono fermo, malgrado la fievolezza della sua voce.

— Voi vi uccidereste? Voi, una così ardente cristiana? — ghignò Marcus Henner, guardando il crocifisso con occhi biechi.

— Morirei per la mia fede e Dio mi assolverebbe, — disse la donna subitamente esaltata.