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176 | la mano tagliata. |
— Maria, non voglio farvi nulla. Calmatevi.
— Ditemi quello che dovete dirmi e andatevene, — dichiarò lei, aggrottando le sottili sopracciglia nere.
— Mi scaccerete voi sempre? — mormorò Henner, passandosi la mano fra la chioma incolta.
— Sempre.
— Vi faccio paura?
— Mi fate ribrezzo.
— Come l’altra, — disse, pianissimo, Marcus Henner.
— Che dite?
— Nulla. Mi lagno del destino.
— Siete voi, che volete forzare il destino, Henner, — disse la donna, con voce più tranquilla.
— Io vi amo da quindici anni, Maria! — esclamò il gobbo, con gli occhi a un tratto fosforescenti.
— Allora come adesso, è inutile, — diss’ella, quietamente, crollando il capo.
— Morirò io senz’avere una parola di bene, da voi?
— Di carità, sì: di amore, mai, — disse la donna, a occhi bassi.
— Non so che farmene, della vostra pietà. Io voglio il vostro amore.
— Io sono vecchia, Henner.
— Per me, avete sempre venti anni.
— Io sono di Dio, lo sapete.
— E di un’altra, — ghignò il gobbo.
— Sì, — disse la donna. — Non volevate parlarmi di lei?
— Io? Volevo parlarvi di me.
— Mi avete ingannata, dunque? Per entrare qui dentro? Per torturarmi con la vostra presenza?
— Maria!
— Io ho bisogno di stare sola con Dio! Andatevene!