Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/233

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la mano tagliata. 227

buttare a terra, nel suo lago di sangue, quel morente e non poteva muovermi; avrei voluto suonare il campanello della villa, chiamare gente dalla via, ma non feci nulla, non feci che disperarmi presso quel povero assassinato...!

«Pure, dopo tre o quattro minuti, caso strano, apparvero due guardie di pubblica sicurezza, e due carabinieri, un po’ più tardi: caso che mi parve provvidenziale e che, poi, dovevo comprendere come fosse atrocemente premeditato. Dal primo minuto, le due guardie accolsero con diffidenza le mie dichiarazioni; i carabinieri andarono a cercare un medico nella farmacia notturna che è lì presso e, non so come, apparve anche un delegato. Un vero convegno, amico mio, a cui io non badai tanto, in quel minuto di disperazione, ma di cui mi accorsi più tardi. Anche questo delegato fu freddissimo, prendendo le mie generalità, quelle dell’infelice assassinato, come se già le conoscesse. Intanto era giunto il medico e aveva dichiarato che il malato, per la forte, continua emorragia, non si poteva trasportare. Quanto era lugubre quel gruppo d’uomini neri, intorno a quel morente, nella notte! Fu bussato alla porta della villa, tre o quattro volte; tardarono molto a rispondere. Infine, si schiusero le porte e un servo assonnato, sempre quello stesso, fu richiesto d’interpellare la contessa, se volesse ricevere l’infelice, in casa sua, perchè egli poteva morire, se fosse trasportato a casa. Intanto, il medico, tenendo nelle braccia il Lambertini, aveva tirato fuori il pugnale dalla ferita. Subito, il delegato si era appropriato quell’arme, senza che io vi avessi dato neppure uno sguardo. La prima medicatura era cominciata al lume di due lanterne e io spiavo sul volto cereo di Ranieri Lambertini un ritorno alla vita. Non so perchè, mi sentivo più turbato che mai, una sorda agitazione cresceva in me.