Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
230 | la mano tagliata. |
poco rispetto e persino della durezza? In che ritrovai questa intonazione offensiva, in quelle semplici parole di un poliziotto? Non so. Certo è che esse mi urtarono. Ero già nervoso e agitato. Risposi:
«— Saranno proprio due?
«— Qualcuna di più, forse, — borbottò il delegato.
«— Io sono stanco, vorrei andare a letto, — io ribattei, subito — quindi, vi pregherò di sbrigarvi.
«— Farò il possibile, — rispose lui, evasivamente.
«Passammo nel salone di Clara Loredana, dove eravamo stati un’ora avanti e dove avevo veduto il mio amico pieno di salute e di giovinezza, ridere e scherzare. Il delegato si installò in una soffice poltrona, mentre io mi era seduto dirimpetto a lui. Osservai poi, più tardi, che mi era seduto in modo che la luce mi battesse sul volto, mentre il delegato era perfettamente in ombra.
«— Vi piace di rispondere a qualche mia interrogazione? — domandò il delegato, giuocando con una stecca, mentre io aveva accesa una sigaretta.
«— Certamente. Riguarda questo terribile affare, è vero? — dissi io.
«— Già. Voi eravate molto amico del povero conte Ranieri Lambertini?
«— Sì, molto.
«— Da molto tempo?
«— Lo conoscevo, da tempo: gli sono amico da poco.
«— Da quanto?
«— Da un mese.
«— Vi siete legati subito?
«— Sì, subito: un gentiluomo perfetto, un carattere d’oro.
«— Voi siete lombardo, è vero?
«— Sì, milanese.