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Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/237

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la mano tagliata. 231


«— Solo?

«— Solissimo.

«— Ricco?

«— Ho quel che mi serve.

«— Viaggiate molto?

«— Sempre: non sto mai molto tempo, in un paese.

«— Eppure eravate da un mese a Roma.

«— Avevo le mie ragioni, — dissi, imprudentemente.

«— Ah! — esclamò soltanto l’altro, con un moto rapido di fisonomia.

«Mio venerato amico, io vi riferisco il dialogo come è stato, quasi integralmente, giacchè esso mi si è scolpito nella mente, dacchè segna il minuto più terribile, per ora, della mia vita. Certo, quell’interrogatorio mi seccava molto, in quel momento, con quel morente nell’altra stanza, ad alta notte, in una casa estranea, dopo il tragico avvenimento, ma comprendevo che fosse una formalità necessaria. Solo che la faccia di quel delegato non mi piaceva punto; io sono fisonomista e non mi attendevo nulla di buono da quel viso.

«— Riprendiamo l’interrogatorio, — disse il delegato, quasi involontariamente.

«— Un interrogatorio? — chiesi io, trabalzando sulla sedia. — È un vero interrogatorio?

«— E perchè no?

«— A che titolo m’interrogate?

«— V’interrogo perchè siete stato presente al delitto, — disse il delegato, configgendo il suo sguardo nel mio.

«— Presente? ... Quasi presente, volete dire? — corressi io, vivacemente, senza neanche sapere il perchè della vivacità.

«— Non vi abbiamo trovato disteso sul ferito?

«— Sì, vi caddi sopra, inciampando; io era uscito dalla villa una mezz’ora dopo di lui.