Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/238

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232 la mano tagliata.


«— Mezz’ora?

«— Venti, venticinque minuti.

«— Precisate, precisate, — disse con rudezza il delegato.

«— Come posso precisare, signore? — dissi io, alquanto irritato dalle domande e più dal tono del delegato. — Io ignorava il delitto: non stavo mica con l’orologio alla mano!

«— Eppure è necessario che vi spieghiate con la massima chiarezza e con la massima precisione, — replicò il delegato, senza smettere la sua freddezza e la sua ruvidezza.

«— Necessario?

«— Sì.

«— Io trovo necessaria una sola cosa, signore, ed è quella di andarmene, — dissi io, levandomi.

«— Nossignore. Voi dovete restare.

«— Debbo? Debbo?

«— Sì, signor conte.

«— E se me ne andassi egualmente?

«— Fareste malissimo.

«— Malissimo! Signor delegato, io non ho obbligo di rispondervi.

«— V’ingannate. Lo sapete. Siete il primo, il più importante testimone del delitto. La giustizia ha bisogno della vostra deposizione, — soggiunse il delegato, con aria più cortese, per rassicurarmi.

«— Va bene, ma vogliate non trattarmi come un delinquente, — dissi io, senza dare peso alla frase.

«Pure, come un lampo passò sullo scialbo e freddo viso del delegato; io ebbi come un altro brivido, simile a quello che mi aveva colpito nel veder apparire la contessa Clara Loredana, vestita di bianco, accanto al corpo esanime del mio amico.

«— Conoscevate la vita intima del conte Ranieri Lambertini? — chiese il delegato.

«— Poco.