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18 | la mano tagliata. |
— Chi ha messo in ordine le stanze?
— La cameriera.
— Volete mandarmela?
— Sì, Eccellenza. — Dopo tre minuti, Giovanna, l’anziana fra le cameriere, apparve.
— Buona sera, Eccellenza, — ella disse, riconoscendo Roberto Alimena.
— Buona sera. Avete riordinato voi l’appartamento, dopo che sono partiti i Costabile?
— Sì.
— Vi era nulla?
— Nulla.
— Non avevano niente dimenticato?
— Nulla, nulla. Sappiamo l’indirizzo, a Firenze, avremmo rinviato gli oggetti.
— Va bene, grazie.
— Comanda altro?
— Nient’altro. Buona sera. — Dunque, nessuno poteva aver dimenticato quella scatola nell’appartamento numero 11 dell’Hôtel d’Europe. La cameriera e il cameriere avevano parlato chiaro. E anche il facchino, soprattutto il facchino, non aveva detto di aver trovato la scatola nell’omnibus, accanto a quella delle cravatte?
Roberto Alimena tornò al tavolino, dove, sotto la luce di un candelabro acceso, giaceva la scatola misteriosa. Senza toccarla, turbato, — una delle poche volte turbato nella sua vita — egli la guardò meglio. Era di pelle di chagrin, nera: non consumata, certo, non vecchia, ma usata. Guardando sul suo lato destro, egli scorse un fermaglio di argento, curiosamente niellato: ma la scatola era chiusa perfettamente. Come si era, dunque, trovata nell’omnibus? Avrebbe voluto interrogare il conduttore, ma egli si trovava in giro certo; nè gli parve di dover troppo prolungare le indagini. Intanto, egli restava lì, immobile, di-