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Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/244

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238 la mano tagliata.

su lui, a chiamarlo sottovoce. Non sollevò gli occhi, nessun tratto del suo viso si mosse.

«A un tratto, mentre mi sollevavo, per andarmene pian piano, sentii che qualcuno mi guardava. Nella penombra della stanza, dove una sola lampada era velata da un paralume oscuro, la contessa Clara Loredana era seduta in una poltrona; vestita di bianco, pallida, pareva un fantasma che vegliasse un morto.

«La sua testa era appoggiata a una mano; gli occhi avevano quell’aria stralunata di quando ella era apparsa nel giardino: e io non la riconoscevo più!

«Le augurai la buona notte, pianissimo. Ella mi levò gli occhi in fronte e un lampo vi passò. Di nuovo una espressione di orrore le turbò il viso e non rispose al mio saluto. Allora, sorpreso di nuovo, intendendo che il mistero tragico si addensava su me, le chiesi, sempre piano, ma con forza:

«— Signora, che avviene? —

«Ella ebbe come un moto di ribrezzo e mi disse, enigmaticamente:

«— Voi lo sapete.

«— Non so nulla, non intendo nulla.

«— Non vi hanno interrogato?

«— Sì, lungamente.

«— E avete detto la verità? — ella mi chiese, con doppia intonazione di amarezza e d’ironia.

«— Io dico sempre la verità! — esclamai.

«— Così sia! Anche io dirò la verità, — ella rispose e mi guardò così tristamente che fui ripreso da tutti i miei terrori segreti.

«— Quale verità, signora? — domandai.

«— La verità sull’assassinio del conte Ranieri Lambertini.

«— Voi la conoscete?

«— Sì, la conosco, — replicò lei, sempre a bassa voce, ma con fermezza.