Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/254

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248 la mano tagliata.

e dolce, e gli pareva che questo fantasma lo salutasse con la mano, perdendosi, con una mano simile a quella tagliata, mentre il gobbo accanto a lui orribilmente sghignazzava. Si svegliò di botto da quest’allucinazione, ma gli rimase nei nervi un tremolìo invincibile, come più si avvicinava alle sponde dell’Inghilterra.

D’altra parte, il presentimento si poteva facilmente intendere: egli veniva in Inghilterra, senz’altra idea, che quella di trovare due agenti di prim’ordine, per viaggiare con essi l’Europa, pagandoli profumatamente, ed era così sicuro di riescire nel suo intento che il sogno quasi si spiegava.

Però, rimase due giorni a Londra, vivendo della vita londinese, ripreso dal fascino di quella vita lussureggiante di piaceri squisiti. Fu al terzo giorno che ritrovò uno de’ segretari, suoi amici, che già stava al corrente della disgrazia da lui sofferta, ma che aveva compreso che l’Alimena doveva esser vittima di un tranello.

Costui gli narrò sommariamente le cose, ma gli fece soprattutto intendere la necessità in cui si trovava di scoprire questo suo nemico e di strappargli il suo segreto. Il giovane segretario, abituato alle lunghe pratiche segrete della diplomazia, non si meravigliò di nulla e prese convegno col conte Alimena pel giorno seguente, per andare dal signor Vincent, direttore della polizia inglese.

Questo austero gentiluomo dalle labbra e dal mento perfettamente rasi, dalle fedine bianche, ricevette con fredda buona grazia i due giovani, e, sulle prime, non parve si volesse sbottonare. Ma quando il conte Alimena insistette, per avere una risposta soddisfacente, egli finì per dimostrare ad Alimena quali e quanti servigi straordinari quei detectives potessero rendere.

Il direttore della polizia narrò al conte Roberto