Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/253

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la mano tagliata. 247

ravano, ed egli non aveva neppur voglia di farsi vedere in pubblico. Era venuto per restare un mese; non restò che un numero limitatissimo di giorni. Egli, però, tentò di eseguire il piano meditato contro il gobbo dagli occhi verdi; e, accompagnato da lettere commendatizie pel direttore della polizia francese, egli si recò da lui per organizzare un sistema di scoperta anche al costo di molti denari.

Egli ebbe due o tre conferenze con quel signore, e, forse a torto, forse a ragione, Roberto Alimena si convinse che, malgrado i suoi brillanti successi, la polizia francese non avesse quella serietà che egli credeva necessaria ad una ricerca lunga e difficoltosa.

D’altronde il direttore della polizia gli dichiarò che in quel momento non poteva mettere nessun uomo capace a sua disposizione, visto che tutti erano impegnati in faccende di ordine delicato e grave. Forse fra quindici giorni, fra un mese, un paio di agenti che si trovavano a Bruxelles sarebbero potuti ritornare dalla loro sorveglianza sulle mene del principe Vittorio e avrebbero potuto aiutare l’Alimena nella ricerca del medico. Egli ringraziò e andò via. L’indomani s’imbarcava a Calais.

Nel tragitto da Calais a Douvres, l’Alimena ebbe una strana sensazione d’imminente dramma, diciamo così: presentimento che lo aveva già colto nelle serate di Roma, quando passeggiava con Ranieri Lambertini e mille vaghi pericoli li minacciavano. Mentre sonnecchiava giù nella sua cabina, egli ebbe una strana allucinazione: gli parve di vedersi accanto l’infame gobbo dagli occhi verdi, mentre lontano, bianco, si allontanava un fantasma femminile, e di questo volto muliebre egli non arrivava a vedere le linee: egli ne scorgeva solo lo sguardo, uno sguardo infinitamente triste