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la mano tagliata. | 257 |
— In treno. Abbiamo viaggiato insieme.
— Soli?
— Solissimi.
— Siete certo che egli l’abbia dimenticata?
— Ne sono certo, — riprese Alimena. — Ha tentato di riaverla.
— Tentato violentemente?
— Sì.
— Ha voluto uccidervi?
— Varie volte; ci è a metà riuscito.
— Che supponete su questa mano?
— Una infamia, un delitto.
— Sta bene, — disse Dick, dando un ultimo sguardo alla mano tagliata. — A rivederci.
— Quando? — disse con ansietà Roberto.
— Appena saprò qualche cosa. Vostra Grazia non si muove da Londra, è vero?
— No, non mi muoverò. Nel caso partissi, lascerei il mio indirizzo.
— Sarà bene che Vostra Grazia non parta, — disse Dick Leslie, con tono distratto.
— Vale a dire? — domandò Roberto.
— Vale a dire, che il nostro uomo è probabilmente in Londra.
— Voi credete? È dunque il destino che mi mette sulle sue tracce?
— Dite la Provvidenza, — soggiunse Dick Leslie. — Al piacere di rivedere Vostra Grazia.
— Presto, è vero?
— Al più presto. — Però, passarono tre giorni, senza che Roberto Alimena avesse riveduto Dick Leslie. La sua impazienza e la sua ansietà erano arrivate all’estremo, quando la sera del quarto giorno, rientrando dal Covent-Garden, gli dissero che una persona lo aspettava nella sua stanza. Egli trovò Dick Leslie seduto presso il camino, con aria insolitamente meditativa. Quell’aspetto concentrato, turbò il con-