Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/262

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256 la mano tagliata.


— Io porterò il suo nome, il suo indirizzo, il nome della donna, tutto, per diecimila lire.

— Benissimo. Vi darò duemila lire anticipate. — Roberto Alimena si assentò per dieci minuti dalla stanza, ove lo aspettava Dick Leslie. Ancora una volta, nella sua camera da letto, egli ebbe una esitazione, prendendo nelle mani il cofano, dov’era chiusa la mano tagliata. Doveva proprio farla vedere al Dick Leslie, a un estraneo infine, a un uomo che si poteva anche vendere al suo nemico. Ma il dubbio non durò che un minuto: chi vuole raggiungere lo scopo, deve adottar tutti i mezzi. Se voleva ritrovare il gobbo dagli occhi verdi, bisognava che facesse qualche sacrifizio. Si mise sotto il braccio il prezioso cassettino e rientrò nella stanza, dove Dick Leslie guardava in aria, come se guardasse i travicelli.

— Ecco, — disse Roberto, schiudendo il cofanetto.

Dick Leslie si chinò sulla bellissima mano tagliata e la osservò con grandissima attenzione, per qualche tempo. Osò perfino di toglierla dal suo letto di velluto e tentò di cavarne gli anelli.

— Che fate? — gridò Roberto fremendo di quel contatto estraneo.

— Niente, osservo, — soggiunse Dick, senza levare gli occhi.

E, difatti, osservò ancora per un pezzo, con gli occhi fissi su quella epidermide rosata, su quelle unghie lucide, su quegli anelli gemmati. Poi, levato il capo, disse a Roberto:

— Come l’avete avuta?

— Per caso.

— Da molto tempo?

— Da sei mesi.

— Chi ve l’ha data?

— Egli l’ha dimenticata.

— Dove?