Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/27

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la mano tagliata. 21

zione data da Francesco. Bastava, l’indomani, passando per san Marcello, salire un momento in questura, dichiarare di aver trovato fra la propria roba quel cofano ignoto, dire, più o meno, a chi avesse potuto appartenere, depositare la scatola e andarsene. Tutto finiva, così. Se lo sconosciuto era ancora in Roma, se cercava quel che aveva perduto, sarebbe andato in questura e avrebbe ritrovato la sua preziosa cassetta. Ah che nella vita non vi sono nè misteri, nè complicazioni!

Calmato, oramai, Roberto Alimena finì di vestirsi, senz’accorgersi che era abbastanza tardi. Ordinariamente, quando esciva dall’albergo, lasciava la porta della sua camera aperta, giacchè non aveva paura dei ladri. Ma questa volta la chiuse, portando seco la chiave: vi era cosa non sua, in quella stanza.

Arrivò al teatro, che cominciava l’ultimo atto della Favorita; giusto a tempo per udire il divino Gayarre cantare lo Spirto gentil. Una delizia! In un palco vide subito Héliane Love, una donnina elegantissima, brillantissima e legata in rapporti d’amore e di denaro con un suo amico, Fiorenzo Scotti.

Un po’ inquieto, di nuovo, lasciò la sua poltrona e andò a visitarla. Ella era sola ed egli si mise in fondo al palco. Héliane lo accolse teneramente: le era sempre un po’ piaciuto, Roberto Alimena, e adesso meditava di lasciare Scotti. Dopo varie chiacchiere frivole, Roberto, ritornato alla sua curiosità, le raccontò la sua avventura. Héliane disse subito:

— E che vi è nella scatola?

— Non lo so.

— Come, non lo sai?

— È chiusa.

— Dovevi aprirla.

— Aprirla?