Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/26

Da Wikisource.
20 la mano tagliata.


I suoi occhi si attaccavano sulla scatola di pelle, oramai affascinati. Egli dimenticava di essere in veste da camera, dimenticava la marsina sul letto, dimenticava Gayarre che cantava la Favorita e che egli doveva andare a sentire. Un interesse crescente lo dominava. E, nervoso, oramai, chiamò ancora una volta. Il cameriere anziano, le premier, Francesco, apparve, corretto, muto:

— Francesco?

— Eccellenza.

— Come si fa, quando si è perduto un oggetto?

— Vostra Eccellenza?...

— No, no, non io! Come si fa?

— Si mette un avviso per le cantonate....

— E l’oggetto si ritrova?

— Eh.... qualche volta....

— È un mezzo malsicuro. Non ve ne è altro?

— Si fa inserire la notizia nei giornali.

— Già. Comprendo. Ma neanche è sicuro.

— Neanche. Eccellenza, chi ha trovato qualche cosa, difficilmente la restituisce. —

Roberto Alimena levò gli occhi sul volto del cameriere.

— Perchè dite questo?

— Perchè, se è un poveretto, si tiene l’oggetto: se è un signore, si annoia di restituirlo, se ne scorda... e vale lo stesso.

— E se uno volesse avvertire chi ha perduto un oggetto di averlo ritrovato?

— Oh, è facile! Si va in questura e si deposita l’oggetto trovato.

— Ah! È vero, avete ragione, Francesco. —

Un silenzio si fece.

— Vostra Eccellenza vuole il tè?

— No, uscirò. Andate pure. —

Subito, le idee di Roberto Alimena avevano cambiato corso. Tutta la complicazione di quella scatola misteriosa svaniva, di fronte alla risolu-