Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/270

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264 la mano tagliata.

re quella povera cara mano troncata. Egli era certo, Roberto Alimena, di poter strappare al terribile gobbo la sua preda, come se non avesse avuto delle prove che il gobbo dagli occhi verdi fosse un mostro di intelligenza e d’infamia, un uomo misterioso, oscuro e potente.

Tutto il giorno egli non osò di uscire dal suo Albergo Piccadilly per timore che venisse un contr’ordine di Dick Leslie, per timore che il gobbo dagli occhi verdi, incontrandolo per la via, non si mettesse in sospetto e non tentasse qualcuno de’ suoi orribili tranelli. D’altra parte, il detective, con molta furberia, non aveva detto a Roberto Alimena l’indirizzo di Marcus Henner, temendo che il giovane gentiluomo non commettesse qualche grave imprudenza; e, nell’ansietà di quella felice scoperta, Roberto Alimena aveva dimenticato di chiederglielo.

D’altronde, a che sarebbe uscito di casa, l’Alimena? La sola cosa, che lo aveva attirato a Londra, era il desiderio di scovare Marcus Henner e il suo segreto. Aveva avuto la fortuna, in tre giorni, di andare diritto alla verità, che gli era giunta da due parti, da Dick Leslie e da Silvio Amati, il che gli sembrava un disegno della Provvidenza, che voleva favorirlo nella sua intrapresa.

In quella giornata, egli non fece altro che leggiucchiare, fumare un centinaio di sigarette, bere una quantità di bibite inglesi, fredde e calde, senza mai uscire dalla sua stanza. Egli pranzò nel salotto attiguo alla sua camera, tutto solo, cercando d’interessarsi alla lettura del Times, inutilmente.

Aveva pranzato prestissimo e la serata gli si parava innanzi interminabile.

Chiuse tutte le porte, accese tutti i candelabri, come faceva sempre prima di compiere questo atto di adorazione, e schiuse il cofanetto della mano tagliata.