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Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/303

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la mano tagliata. 297


— Perchè tutto ciò mi sembra molto stravagante.

— Stravagante!

— Già.

— Ma sapete voi qualche cosa?

— Io? Come potrei saperlo!

— Ditemi la verità, Dick.

— Vostra Grazia, la verità è che non so nulla.

— Nulla! Proprio nulla?

— Proprio.

— Ma che supponete?

— La mia supposizione non conta.

— Sì, sì, conta, Dick.

— Volete proprio saperlo?

— Sì, lo pretendo.

— Ebbene, io sono certo che quella mano appartiene alla signora Maria!

— Certo?

— Certissimo.

— Per vostra convinzione?

— Per mia convinzione.

— Grazie, Dick. Anch’io credo così.

— Buona notte, signore.

— Buona notte, Dick. —

E in un impeto di gioia e di riconoscenza, Roberto Alimena strinse la mano all’agente di polizia. Costui sorrise e partì. Suonavano le tre, di quella notte d’inverno. Incapace di dormire, Roberto si fece del tè e si mise a fumare; e sognò a occhi aperti tutto il resto della notte.

· · · · · · · · · · · · · ·

Roberto Alimena si svegliò tardi, dopo essersi addormentato, verso l’alba, di un sonno prima nervosissimo, poi pesante e plumbeo. Egli, risvegliandosi, quasi quasi non si raccapezzava; poi, quando si ricordò tutto, balzò dal letto, come se una forte voce interna lo avesse scosso. Era quella