Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/327

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la mano tagliata. 321

vuoi, e che te ne vai, che non puoi servirli più. Io non ti lascio andare questa notte. Dove sono i tuoi padroni?

— Alla Riviera di Chiaia, al numero 65, e si chiamano Cantalamessa.

— Sta bene. Li farò avvertire.

— Questa è una pazzia, — disse lei, per l’ultima volta, vedendo che egli suonava il campanello elettrico.

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L’indomani mattina, alle nove, Rosa saliva per le scale che conducono dal Corso Vittorio Emanuele a suor Orsola Benincasa. Non aveva potuto ottenere da Ranieri Lambertini che costui rimanesse a piedi della scaletta. Il giovane conte romano non aveva chiuso occhio in tutta la notte, e alle sette della mattina, malgrado che tirasse un vento freddo poco piacevole, si era gittato dal letto, per vestirsi. Una impazienza febbrile lo teneva. Verso le otto e mezzo, colei che teneva nelle mani il segreto del suo avvenire, cioè quella povera donna di Rosa, era venuta tutta turbata a bussare alla sua porta. Ella non si raccapezzava più, in quel dramma d’amore, in cui si trovava di nuovo bizzarramente coinvolta. Ma, legata da una tenera affezione alla sua padrona, essendo ella stata l’intermediaria e la fautrice di questo amore, che era stato interrotto così bruscamente, non aveva osato rifiutarsi alle convulse domande di Ranieri Lambertini, accadesse quel che accadesse. Ella si sentiva presa da una fatalità e non aveva più il coraggio di resistere.

Una carrozza li aveva trasportati dal Grand Hôtel sino al palazzo Cariati, a’ piedi della scaletta di suor Orsola, e lì, malgrado le rimostranze di Rosa, Ranieri Lambertini l’aveva seguìta a breve distanza. In verità, nella notte, egli aveva tentato di