Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/343

Da Wikisource.

la mano tagliata. 337


— Ma no: è dipeso dalla notte atroce che ha passato accanto alla morta. La superiora m’ha detto, che la povera signorina Rachele ha chiamato continuamente sua madre nel delirio, e che le parlava, come a persona viva.

— E me? non mi ha mai nominato?

— La badessa non me lo ha detto: mi ha detto che la signorina Rachele ha nominato spesso un nome strano, quello....

— Di Marcus Henner! — disse Ranieri Lambertini con accento tragico.

— Appunto! Era l’uomo che veniva di notte nella casa del mio padrone, e che voleva per forza sposare la mia signorina. Un brutto e triste uomo, signore.

— Un assassino! — disse tra i denti Ranieri Lambertini. — Ma Rachele come sta ora?

— Eh, così così.

— E se peggiorasse? se fosse in pericolo? anche allora non la potrei vedere? anche allora non le si potrebbe mandare un medico?

— La badessa m’ha detto, che il medico potrebbe entrare, ma col permesso dell’arcivescovo.

— E se morisse, non la vedrei?

— Ahimè, no! Sono sepolte vive.

— Dio mio! — disse lui, cadendo sulla sua sedia, nascondendosi il volto tra le mani.

— Rincoratevi, — soggiunse Rosa. — La monacazione è ritardata, ecco l’importante; ed io credo che la signorina guarirà.

— Ma intanto come ne sapremo notizie?

— Oh, le sapremo! — mormorò Rosa, che era più inquieta di quel che volesse parere.

Difatti, la madre superiora non le aveva nascosto che suora Grazia o Rachele Cabib era ammalata di una febbre molto violenta, che da due giorni non rientrava nella sua ragione e che, certamente, nella notte fatale in cui suor Maria era