Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/352

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346 la mano tagliata.

glesi quando vogliono scrivere molto. I foglietti erano fittamente coperti di caratteri che Ranieri avrebbe voluto divorare con lo sguardo, mentre un tremolìo nervoso seguitava a scuoterlo tutto. Ecco la lettera di Roberto Alimena:


«Cowes, isola di Wight, 25 marzo.
«Mio amico,

«Mentre vi scrivo, il grande piroscafo Dundee ancora posa qui innanzi, nel porto. Domani, a questa medesima ora, il Dundee imbarcherà il conte Roberto Alimena e lo porterà in America, non in quel Sud America dove s’incontrano troppi italiani, ma nel Nord America, dove se ne incontrano pochi. Io fuggo la mia patria e l’Europa: non vi ritornerò che fra vari anni e forse mai più. Forse non ci rivedremo più, amico mio! Nel breve tempo della nostra amicizia, io ho appreso ad amarvi come un fratello, e, singolarmente, il nostro destino si è legato insieme, tanto che la gente ha potuto credermi il vostro assassino! Amico mio, sapete che questo non è vero, lo sapete e lo avete detto; sapete anche che vi voglio bene, che ve ne vorrò dovunque io vada, e fino all’ultimo giorno della mia vita. Morirò io presto! Lo spero. Sarei incapace di suicidarmi, perchè mi sembra una cosa sciocca e vile; ma anelo al momento in cui il Signore mi richiamerà a sè. In questo anno di vita ho talmente sofferto e talmente goduto, anche, che mi pare di avere vissuto almeno cento anni. Non volendo uccidermi, fuggo il mio paese, fuggo l’Europa, per non vedere più nessuno che mi ricordi la mia vita anteriore, per non sapere più nulla. Forse, non ci rivedremo mai più.

«Ma io debbo a voi, amico, il racconto esatto di quello che mi è accaduto, in questo ultimo periodo, cioè in tutta la mia dimora in Inghilterra;