Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/353

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la mano tagliata. 347

ve lo debbo, non solo come ad un amico, ma perchè tutto questo chiarirà il fosco nostro passato e vi darà sicurezza e baldanza per l’avvenire. Ahimè! tutto ciò che ancora può rendervi felice, per me è finito, così.

«Questo racconto, mio caro Ranieri, servirà anche a fissare il mio spirito, a calmarlo un poco, a dargli un po’ di pace. Credete, non sono un nevrotico, nè un essere che si pasce di amori fantastici, che corre dietro alle larve, come a qualcuno sarà piaciuto d’indicarmi. Lo scopo che io sognavo, l’ho raggiunto, e la donna che io amava, esisteva, Ranieri, ed era così bella e così degna di essere amata!

«Ma è meglio narrare. Vi rammentate che io mi ero messo in viaggio, per cercare la donna dalla mano tagliata e, cercando lei, cercavo il suo persecutore, il suo carnefice che era anche il nostro carnefice. Ventura volle che, appena fossi giunto in Londra, io trovassi come aiuto e come sussidio, questo buon Riccardo Leslie, il detective geniale, l’uomo onesto e intelligente che vi porta queste lettere, l’unico amico che io abbia trovato qui. Debbo a lui la risoluzione del più grande affare della mia vita, e se tutto è finito tragicamente, non è sua colpa. Così era destinato. È la consolazione dei disperati questo motto, e io sono un disperato.

«Fin dalla prima visita di Dick Leslie, io compresi che ero sulla buona traccia e che costui mi avrebbe portato sino alla donna dalla mano tagliata ed a Marcus Henner. L’impresa era ardua, ma l’ingegno e il coraggio di questo inglese non mi hanno abbandonato mai un momento. Sapemmo che questo Marcus Henner, un ebreo, un medico ipnotizzatore, viveva in una casa di Charing-Coves, esercitando pubblicamente la sua professione, ma conducendo, dall’altra parte, un’esistenza misterio-