Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/385

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la mano tagliata. 379

pa, in piedi. I miei occhi bene lo distinsero. Era Marcus Henner. Doveva gettarmi a mare a nuoto, raggiungerlo, dilaniarlo, è vero, l’assassino di Maria? Ma quella salma, quella cara salma, tutto quello che mi restava di lei dovevo abbandonarla? Ancora due volte, sempre più in lontananza, si udì quel riso atroce: così urla la iena, quando si è saziata, così urla di soddisfazione. Poi la barca disparve, lontano.

«Ranieri, ho voluto asciugare io stesso quei bei capelli neri macchiati di sangue, quei capelli che tante volte e quella sera istessa avevo baciati e in cui avevo nascosto la mia faccia; ho lavato e vestito io il corpo della mia amante, del mio amore, e l’ho disteso sopra un letto di fiori, ho io riempito di fiori e di ceri la stanza dove ci siamo tanto amati e ho pianto, ho vegliato la mia morta, io solo. La disperazione di una morte così crudele non può avere altro sollievo che queste cure funebri; se non avessi fatto questo, sento che sarei impazzito, sento che mi sarei ucciso. Uccidermi? Vi ho pensato una notte intiera, accanto a quel cadavere, accanto al mistero di quella morte così tragica, così straziante. Avevo io diritto e volontà di vivere, quando l’unico essere che mi aveva amato, che io aveva amato, era morto? Potevo io vivere? Una notte intiera, accanto al corpo gelido della mia Maria, io mi sono posto questo problema, e non mi sono interrotto che per baciare quella fronte, quelle guance, quelle labbra. Quanto l’ho baciata, Ranieri! Dicono che sia un peccato mortale baciare i morti, con la passione amorosa con cui si baciavano da vivi: e, secondo la fede, anche Maria era morta in peccato mortale. Oh! povero, povero angiolo mio diletto!

«Ma ella, anche, aveva sofferto tanto! Ella aveva tanto pianto, nella vita! Ella aveva tanto pregato e fatto penitenza! Marcus Henner l’aveva così