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390 | la mano tagliata. |
— Oh, Roberto non deve morire! — esclamò Ranieri Lambertini, con accento desolato.
— Perchè non lo raggiungete voi, a Cowes? Perchè non lo portate con voi? Perchè non lo sottraete a quell’ambiente dove egli si consuma di dolore?
— Io voglio farlo. Io lo farò, — disse Ranieri Lambertini.
— E quando?
— Il giorno che Rachele Cabib sarà mia, io partirò per l’Inghilterra.
— E quando?
— Ahimè! — disse Ranieri Lambertini. — Quel mostro mi ha, forse, tolto per sempre Rachele! Ma io lo troverò e lo ucciderò.
— Chi?
— Marcus Henner!
— Ah! — disse Leslie, con un enigmatico sorriso.
— Quello che Roberto non ha potuto fare, non so perchè, lo farò io, ve lo giuro!
— Leggete prima la sua confessione, — soggiunse l’agente di polizia, con uno sguardo suggestivo.
— Chi sa quale cumulo di inganni, di menzogne, di doppiezze è in questo scritto.
— Se non avete letto!
— Leggerò, leggerò. Tanto vi preme che io sappia i segreti di questo infame?
— Mi stupisce che questi segreti non interessino potentemente voi! —
E il detective coprì Ranieri Lambertini di uno sguardo così magnetico che, macchinalmente, costui stese la mano per prendere il manoscritto sul tavolino.
— Dove fu trovato? Ma lo avete detto? — domandò ancora una volta, quasi fosse confuso.
— Sì, l’ho detto. Sulla tomba di Maria Cabib.