Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/409

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la mano tagliata. 403

dalla giovinezza, malattia aumentata dalla triste e angosciosa vita durata accanto a me. Certo, io ho formato l’infelicità di quella donna e ne ho affrettata la fine. Ma perchè ella si è trovata sul mio passaggio? Perchè ella è entrata nella mia orbita fatale? In questa vita bisogna o avere il cuore di bronzo o spezzarsi. Ella si è spezzata; era, in fondo, una debole femminetta, indegna di dividere la sorte di un dominatore come me.

«Certo ella non mi ha mai amato di amore; ma la forte, la immensa passione che scoppiò nel mio animo, quando incontrai Maria Cabib, aumentò la tristezza mortale di Clara Henner e le tolse l’ultimo raggio di felicità di cui quell’anima diseredata avrebbe potuto godere, cioè la pace. Clara Henner non fu mai gelosa di me, perchè non mi amò mai; ma da quando Maria Cabib ebbe tutto il mio cuore e arse i miei sensi, ella perdette anche la mia pietà. Fui crudele, scellerato, con lei: lo confesso e non me ne pento, giacchè io ho molto sofferto e ogni rimorso è spento nel mio arido cuore, ogni rimorso che non sia quello della uccisione di Maria!

«Quando ho conosciuto Maria Cabib, io aveva trentacinque anni; ella non ne aveva ventitrè. Ma i miei trentacinque anni, brutto, gobbo, spelato come ero, valevano per cinquanta; mentre i ventitrè anni di quella donna era per lei la giovinezza splendida e irresistibile. Quanto era bella! Non ho mai visto un volto così puro di linee, così perfetto di colore. Non ho mai incontrato una persona così formosa e intanto così snella e così elegante; non ho mai visto, in una fisonomia muliebre, la fierezza e la dolcezza riunite insieme, in un’armonia così sovrana. Più fiera che dolce, forse, allora; giacchè la coscienza della sua irresistibile beltà e gli omaggi di tutti coloro che l’adoravano, empivano quell’anima di orgoglio. Do-