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Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/45

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la mano tagliata. 39


— Sai tu che voglio farne, Moussa Cabib, di Rachele, di tua figlia?

— Vostra moglie?

— Non solo!

— Vostra padrona?

— Non soltanto!

— Vostra regina?

— Più ancora.

— Che?

— Io voglio farne un’altra cosa, — disse il Maestro, con voce sorda.

— Glielo avete detto? — domandò Mosè con voce trepida e un po’ sgomenta.

— Forse, lo ha compreso. Perciò mi respinge. Le faccio paura.

— Fate paura a tutti.

— Ella cederà.

— Non credo, — disse Mosè, desolatamente.

— Ma chi, chi me la toglie? — e mostrò il pugno al cielo.

— Ella ama quel Ranieri Lambertini.

— Quell’imbecille!

— È un bel giovane.

— Ed io sono brutto e vecchio.

— La giovinezza attira. Egli è nobile.

— E io sono grande e potente, Moussa.

— Sì, Maestro: ma Rachele ama colui.

— Io lo ucciderò!

— Ella ne morrebbe.

— Che fare, dunque? Deve la mia vita, la mia felicità, la mia fortuna e la mia gloria, tutto arrestarsi innanzi alla volontà di Rachele? Io ho vinto le più aspre battaglie; combatterò io contro un fuso e una conocchia?

— Quel Lambertini.... — Non dici che la Loredana lo avrebbe sedotto?

— Se ci riesce! E poi, Rachele è così sicura di lui!