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la mano tagliata. | 49 |
— Sì, padre.
— E ora.... passerai la notte a leggerlo?
— Ho letto, oggi, molto. Leggerò poco, stanotte.
— La notte è fatta per dormire. —
Di nuovo, silenzio.
Mosè Cabib scosse la pipetta sull’orlo della tavola. Guardò Rosa; costei seguitava a sferruzzare, come se nulla fosse. Fuori, la pioggia era diventata più forte.
— Va a letto, Rosa, — disse il vecchio.
— Non è tardi, posso ancora restare.
— A che resteresti? Sono ore di sonno che perdi. — Rosa, invece di obbedire, guardò Rachele. Costei non disse nulla. L’altra riprese la calza.
— Va a letto, va, — replicò il vecchio, stizzito.
— La signorina Rachele può aver bisogno di qualche cosa.... — Rachele?
— Padre?
— Hai bisogno di nulla da Rosa?
— No, nulla: vai, vai pure, Rosa, — ella disse alla serva, con un’occhiata di affetto.
— Proprio nulla, signorina? — mormorò la serva, già in piedi, ma esitante.
— Nulla: andrò a letto anche io, — e si alzò.
— Rimani, tu, — disse Mosè Cabib a Rachele.
— Perchè?
— Ho da parlarti. —
Rachele crollò la testa malinconicamente e si sedette di nuovo.
— Ora voi ricominciate a tormentare questa figliuola! — esclamò la serva, con la sua rude familiarità.
— Rosa, vattene, ho da parlare a mia figlia, — gridò il vecchio, incollerito.
— Vado, vado.... ma non vi è ragione.... buo-