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la mano tagliata. | 51 |
Padre e figliuola si guardarono un momento, ambedue molto turbati: il padre inquieto e sgomento: la figliuola accesa d’ira e di ribellione. La bella faccia bruna, di quel pallore d’avorio, si era colorita: le labbra schiuse lasciavano vedere i bianchi, magnifici denti: e negli occhi di Rachele Cabib si leggeva una espressione energica di sfida.
— Rachele, tu ti pentirai della tua fierezza, — riprese il padre con umiltà.
— No, padre.
— Il Maestro è grande e possente.
— Dio solo è grande e possente, padre mio.
— Egli è vicino a Dio, Rachele!
— Non bestemmiate! — e impallidì orribilmente.
— Credimi, egli può farti gloriosa e forte, se tu vorrai.
— Con lui, mai! — ella esclamò.
— Tutti i segreti della vita sono palesi a lui, Rachele, e il cuore degli uomini è un libro dove egli legge a pagina aperta; egli può esser più ricco di un re, più grande di un imperatore e tutto questo sarà dato a te, — disse il vecchio, con voce esaltata, con occhi ardenti.
— Io lo odio, — replicò lei, con voce cupa.
— Non sei tu ambiziosa? Non vuoi tu uscire dalla miseria e da questa casa? Non vuoi tu mettere un diadema di brillanti sui tuoi neri capelli e una collana di perle al tuo collo? Non vuoi tu esser ricevuta da questi infami cristiani, corteggiata, adulata? Solo il Maestro ti può dare tutto questo, Rachele, — disse il vecchio tentatore, sognando il trionfo della figliuola che egli adorava.
— Non voglio nulla da lui, — ella disse, freddamente.
— Vuoi languire nell’oscurità?
— Sì.
— Nella miseria?