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52 | la mano tagliata. |
— Sì.
— La tua bellezza deve sfiorire qui dentro?
— Sì.
— Tu sei pazza, Rachele: quel pallido giovinastro ti ha fatto perdere la testa, — disse il vecchio furioso.
Ella non rispose e arrossì d’ira repressa, udendo ingiuriare l’uomo che amava.
— Scommetto che lo hai riveduto, oggi! — gridò il vecchio, gittando da sè la sua cara pipa, in un moto di sdegno.
Ella tacque.
— L’hai visto, è vero, l’hai visto? — gridò ancora il vecchio, facendo fiamme dagli occhi.
— Che v’importa, padre? — ella rispose, piano, distogliendo lo sguardo da Mosè.
— Che m’importa? Che m’importa? Mi portano via mia figlia e io lo debbo permettere?
— Io sono qui, ancora, — ella disse con uno strano sorriso.
— Ma il tuo cuore è altrove, ma la tua anima è altrove: oh, ti capisco, perfettamente; quando taci, quando sei distratta, tu pensi a lui!
— Le anime e i cuori non si legano, — ella mormorò, dimessamente.
— Tu l’hai visto!
— Che io lo veda o non lo veda, padre, è lo stesso, — ella replicò semplicemente.
— Io ti chiuderò in casa, Rachele, — egli minacciò.
— Farete quel che vorrete, — rispose Rachele, diventata freddissima, abbassando il capo.
— Tu non lo vedrai più, mai più!
— Come vorrete.
— Io gli impedirò, per sempre, di venire qui, in questa strada, dove gironza, ogni tanto; gli impedirò d’incontrarti, altrove: non lo vedrai più! —
Ella tacque, chinando il capo sul petto.