Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/61

Da Wikisource.

la mano tagliata. 55


— Non sei giovane, più, ma neppure tanto vecchio, padre. E sei, poi, tanto povero? — e gli dette uno sguardo scrutatore.

— Poverissimo, poverissimo! — gridò Mosè, levandosi in piedi, con le labbra tremanti e gli occhi smarriti. — Anche tu credi che io celi del denaro? Anche tu? Chi te lo ha detto? Che bugie ti hanno riferite?

— Non mi hanno detto nulla, — riprese lei, con lentezza — e non so nulla. Suppongo.... suppongo che tu sia meno povero di quello che sembri.

— Chi te lo fa supporre? Che cosa? Non ho mai venti soldi per formare una lira! A bottega non si fa niente.... è un crepacuore.... questi ladri cristiani non comprano neppure una vecchia carrucola.... — Eppure, noi viviamo, tutti, su questa bottega.... tu mi dai qualche vestito.... — A stento.... a stento.... ma se muoio, ti lascio sulla via.... sono poverissimo, te lo giuro.... non ho nulla.... come potrei aver qualche cosa?

— Non ti affannare, — ella riprese, con la medesima lentezza. — Io non faccio indagini. Se hai o non hai denaro, non m’importa.

— Poverissimo! Per questo ho bisogno del Maestro: e tu pure, così giovane, così bella, senza risorse.... che faresti senza me?

— Lavorerei, forse, — ella disse, senza batter palpebra.

— Non sapresti.

— Che ne sai tu?

— Hai imparato a lavorare? Tu? La figliuola di Sara Cabib? A lavorare? Mai, mai, con quelle mani bianche e fini, mai! — egli disse, in preda a una bizzarra esaltazione.

— Mia madre, non ha lavorato, forse? — ella chiese, con uno sguardo scrutatore.

— Mai, lo giuro! Era bella come una regina e