Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/79

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la mano tagliata. 73

solutamente nelle sue stanze. Ella se ne andò umilmente, mormorando, ma dando ancora delle occhiate oblique, a dritta e a sinistra.

Un altro giorno, egli aveva comperato delle cravatte e dei guanti da Laforet, dicendo che glieli mandassero a casa. Egli trovò il fattorino di questa bottega che lo aspettava, da due ore, passeggiando innanzi alla porta chiusa del quartierino numero undici.

— Che aspettate, qui? — gli disse Roberto Alimena, osservando che egli non aveva nessun segno sul berretto, di appartenere alla ditta Laforet.

— Per consegnare a Vostra Eccellenza questo pacchetto, — disse colui, pieno di ossequio, ma ad occhi bassi.

— Potevate lasciarlo al portiere: è persona sicura, — disse Alimena, freddamente, senza neppur dargli la mancia e senza neanche aprire la porta delle due stanze.

Costui se ne andò, lentamente, come a malincuore. Alimena seppe poi dal premier Francesco che questo fattorino aveva insistito, perchè gli si aprisse la porta e perchè egli potesse mettere sul tavolino del conte Roberto Alimena il suo pacchetto. Francesco si era negato.

— Non aprite mai a nessuno, ve ne prego, — aveva soggiunto Roberto.

Ma altri indizi si moltiplicavano. Spesso, rientrando, alla notte, per via Condotti, a Roberto era parso di essere seguìto. Un passo cauto, ma fermo, si era udito; non troppo presso a lui, ma dietro, sempre; egli si era voltato e, sempre, questa persona lontana aveva scantonato verso via Borgognona, verso Bocca di Leone, verso Mario dei Fiori. Una volta coraggiosamente, Roberto Alimena si era slanciato dietro a colui che lo inseguiva; ma costui, un’ombra alta e nera, aveva affrettato il passo e si era nascosto nel dedalo delle