Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/93

Da Wikisource.

la mano tagliata. 87


ta, come riscaldandosi per la prima volta, in quel giorno.

— Io ne ero certo! — disse Alimena, a un tratto tranquillizzato.

— E come?

— Così: senza poterne dire la ragione.

— Io ne ho trovato la ragione; essa è molto sottile, ma è la vera. Quella donna era viva, quando le hanno tagliata la mano.

— La ragione?

— È nel colore del sangue, nella elasticità dei muscoli, in certe linee del palmo, del polso: un nulla, ti dico, ma un nulla che è la verità. Viva! Ma vi è dell’altro.

— E che cosa?

— Vi è che se la donna era viva, quando avvenne la terribile operazione, era però immersa in un sonno, in un torpore, cloroformizzata o catalettica.

— Dio mio!

— Già. Essa non avrebbe potuto sopportare quel dolore, mai. Più, il braccio si sarebbe contorto, rattratto: ella era priva di sensi, è certo.

— Una infamia!

— Chi sa! Un delitto, certo.

— Un delitto? Che volete dire?

— Voglio dire che l’uomo che ha fatto questo, è uno scellerato: e che meriterebbe di essere denunziato alla giustizia.

— E che gli farebbe, la giustizia?

— Imprigionarlo e processarlo, dopo aver cercato il corpo.

— Il corpo? Il corpo?

— Sì, la donna uccisa.

— Voi credete che questa donna sia stata uccisa? — gridò Roberto Alimena.

— Naturalmente, — rispose, con molta semplicità, il professore Amati. — Ella è morta di ciò.

— Lo credete? Lo credete?