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324 Sogno di una notte d'estate


vunque gente, dovunque suoni e canti, dovunque la vitalità di un popolo che lentamente sorbisce la felicità di una notte estiva lunare.

Senza dirle nulla, invece di andare verso il Chiatamone, portandosi la fanciulla a braccetto, egli le fece discendere la scala che porta alla via inferiore di Santa Lucia, donde si va ai bagni la mattina; dove i vaporini approdano, dove approdano i barcaiuoli, con le barchette, dove sono le sorgenti dell’acqua sulfurea: ivi, su quella lingua di terra, brulica una folla di marinai, di pescatori, di donnette popolane, e una trattoria ha le sue tavole, quasi quasi sino all’acqua nera della riva; i bevitori di acqua sulfurea vi mettono le loro sedie di paglia, e i bimbi vi vendono le ciambellette brusche. Pure, in quella notte, quel brulichio bruno si rallentava, quasi che il placido lume della luna quietasse tutti i movimenti, rammutolisse tutte le voci, e desse tutta la sua dolcezza alla vivace scena. Quando furono sull’ultimo scalino dell’ampia gradinata, Massimo e Luisa si arrestarono un minuto.