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130 | Donnalbina, |
— Voi v’ingannate, o sorella — rispose Donna Regina lentamente. — È da tempo che ho deciso prendere il velo in un convento da me fondato.
Un silenzio tristissimo segue le infauste parole.
— Io non posso sposare Filippo Capace — riprese ella, mentre una vampa di sdegno le correva al viso. — Egli mi odia.
— Ahimè! io gli sono indifferente — mormorò Donnalbina.
— Io anelo al chiostro. Egli mi ama — pronunziò con voce rotta Donna Romita.
E le due sorelle baciarono Donna Regina sulla guancia e ne furono baciate.
— Addio, sorella mia.
— Addio, sorella mia.
— Addio, sorelle.
Donna Regina si alzò, prese lo scettro d’ebano torchiato d’oro, e lo franse in due pezzi. E rivolgendosi al ritratto dell’ultimo barone Toraldo, gli disse inchinandolo:
— Salute, padre mio. La vostra nobile casa è morta!