Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/135

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Donna Romita, Donna Regina 131


Non hanno parole le brune volte dei monasteri, la pallida luce dei cerei trasparenti, il profumo eccessivo e pesante dell’incenso, la profonda voce dell’organo, le bigie pietre sepolcrali; non han parola le fredde celle, il nudo e duro letto dove è scarso il sonno, il cilicio sanguinoso, le pagine distrutte dalle lagrime, i crocefissi distrutti dai baci; non han parola i volti ingialliti, gli occhi cerchiati di nero, i corpi consunti, ma rianimati sempre da una fiamma rinascente; non han parola le convulsioni spasmodiche, le allucinazioni, le estasi dolorose. Altrimenti storie meravigliose e drammatiche sarebbero narrate al mondo; altrimenti noi sapremmo tutta la vita delle tre sorelle; altrimenti noi sapremmo il giorno che finì la loro tortura.

Ma il giorno, che importa? Sappiamo noi se dopo non si ami ancora? Finisce, forse, l’amore? Noi non possiamo, non possiamo segnare il suo ultimo giorno, nè la sua ultima parola.