Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/213

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leggenda di capodimonte 209

puro, che il mio cuore è candido come la tua veste, che non lo macchia desiderio di fango. Non fuggirmi, non rivolgere il volto celestiale; quando tu m’abbandoni, ecco, la vita declina in me: tutto diventa buio, tutto diventa muto, ed io piango sul mio sogno distrutto, sul mio cuore desolato. Donde vieni tu? Dove vai, quando mi lasci? E perchè mi lasci? T’amo, non lasciarmi.

Non parlava la fanciulla nei colloqui d’amore. Ella ascoltava immobile, bianca, pronta sempre a partire; ogni tanto un sorriso indefinito le sfiorava le labbra, una mestizia le compariva in volto; ma sorriso e mestizia erano spostamento di linee, non corrugamento di fronte o espansione di labbra; era espressione, luce interna, quasi una lampada soave s’accendesse dietro un velo.

Non parlava la fanciulla, ma ogni giorno ella restava più a lungo con colui che l’a-


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