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Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/40

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36 LEGGENDE NAPOLETANE

l’amore profondo della natura, l’amore dei campi ubertosi che si stendono all’infinito sotto il sole, dei prati verdeggianti dove pascola quietamente il bove dai grandi occhi nei quali il cielo si riflette, l’amore dei boschi oscuri e silenziosi dove l’anima si calma e s’assopisce nella pace, l’amore dei colli aprichi, dove i liberi venti fanno ondeggiare tutta una coltivazione di fiori; l’amore dell’uccello che canta e vola via, dell’insetto dorato che ronza, della foglia che il turbine si porta, della forte quercia che nulla scuote: quell’amore profondo della natura che è il sentimento più alto del suo poema, che è la magia per cui ancora c’incanta, che è — con una parola troppo moderna, ma vera — la nostalgia del suo cuore che lo fa esclamare… «fortunatos agricolas,» che dà alla sua descrizione tanto colore, tanta luce, tanta vita. È il poeta che cerca ed interroga ogni angolo oscuro della natura; è lui che parla alle stelle tremolanti di raggi nelle notti estive; è lui che ascolta il ritmo del mare,