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e tesa di Maria dei Dolori, mentre l’altra mano si stringe sul petto, trafitto dalle spade. La pia tradizione impone che ogni sacro indumento, prima di vestire, di adornare le statue e i busti dei santi, abbia invocata, da Dio, la benedizione del Cielo; ed è una funzione umile e commovente, insieme, cui sono avvezzi i divoti di quelle chiese, che sorgono presso le botteghe dei santi. In ginocchio, con cuore teneramente soddisfatto, tutti coloro che avevan lavorato alla statua ed alle vesti della Madonna Addolorata, avevano udita la messa ultima, e curvato la testa alle parole potenti della benedizione: vi erano Domenico Maresca, il pittore dei santi, lo stuccatore e indoratore Gaetano Ursomando; la ricamatrice donna Raffaellina Galante, con le due nipoti sue, Concetta e Fortunatina, che, anch’esse, avevano aiutato per molti mesi al ricamo; lo sciancato Nicolino. Con l’arte, con il semplice lavoro manuale, molto o poco, ognuno di essi aveva contribuito a erigere, a vestire, ad adornare il maestoso simulacro della Dolente e ognuno di essi ringraziava il Signore di aver compiuto, grandemente e umilmente, la bella opera.

Poichè nell’autunno trascorso, il gentiluomo dalla vita oscura e bizzarra, che già due volte, aveva fatto cominciare a tutti, pittori, stuccatori, cucitrici, ricamatrici, il non breve e difficoltoso lavoro, sparendo poi, per lungo tempo, senza dare più nessuna notizia di sè, nell’autunno trascorso era riapparso. Più stanco, più vecchio, più affranto nella sua bella e nobile fisonomia, egli era tornato