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158 storia di due anime


— Quanto è bella! — mormorò Fortunatina, una delle due ricamatrici, ingenuamente, mitemente.

— Quanto è bella! — ripetette l’altra, mitemente, ingenuamente.

— Tu ci devi assistere, Madonna Addolorata — disse donna Raffaellina Galante, piamente.

— A te ci raccomandiamo — disse, a bassa voce, Gaetano Ursomando.

— Tu pensa a noi, Maria — disse lo storpio.

Ultimo, a capo basso, quasi a sè stesso, desolatamente, Domenico Maresca, soggiunse, ultimo;

— Nelle tue mani, Maria, nelle tue mani!

Si bussò, alla porta, mentre essi dicevano alla Dolente l’animo loro umile e triste. Nessuno udì, veramente, distratto da quel momento culminante, ove le loro fatiche materiali avevan avuto il termine e la loro anima semplice poteva sfogare i sentimenti repressi. Dopo un minuto, si bussò alla porta, di nuovo, rapidamente e vivacemente:

— Chi è? — chiese, di dentro, Domenico, con accento diffidente.

— Aprite, dunque! — esclamò una voce imperiosa.

Domenico riconobbe quella del duca. E, con molta precauzione, presa la grossa chiave, aprì per metà una impannata, lasciandogli appena lo spazio per entrare e richiudendo subito a chiave.

— La Madonna? — gridò il gentiluomo, senza levar gli occhi.

— Eccola.

Vedendola innanzi a sè, quale l’aveva pensata nei suoi sogni spasimanti di peccatore contrito,