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storia di due anime 187


— Lo sapevo, Domenico. Come potevo, ho tentato di staccarti da lei, ti ricordi, Domenico?

— Mi ricordo, Gelsomina.

— Ma non mi è riuscito, Domenico.

— Non ti è riuscito, Gelsomina.

— Non era possibile, Domenico.

— Non era possibile, Gelsomina.

Il dialogo continuava, monotono, arido, quasi freddo, quasi essi facessero la storia di un lontanissimo passato, la storia di due altre persone, e non di loro due.

— Dio mi ha punito della mia folle passione e del mio orgoglioso desiderio — disse lui, dopo un silenzio, riabbandonandosi all’egoismo della sua sciagura.

— Raccomandati a Lui: Egli ti darà forza — mormorò Gelsomina, crollando il capo.

— Io sono perduto — disse lui, cupamente.

— Ci vuole coraggio: gli uomini debbono aver coraggio.

— Avevo una moglie e una famiglia: non ho più nulla.

— Dimentica quella donna: essa ha tentato di ucciderti.

— Avevo una fortuna: non ho più un soldo.

— Puoi lavorare ancora: il Signore ti manderà del lavoro.

— Domani andrò in carcere, come ladro.

— Tu? Tu?

— Io!

— Ma perchè?