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48 | storia di due anime |
— Beata te! — mormorò lui. — Io non ho neppure un ritratto, nella casa mia, che mi pare un deserto.
— Chi ci sta? Sola, Mariangela?
— Mariangela, nessun altro. Un giorno o l'altro la povera vecchia se ne muore, e un saluto alla compagnia!
— E tu... tu... perchè non ti ammogli?
Gelsomina si vergognò della domanda, subito dopo averla fatta: arrossì lievemente e strinse la bocca, contegnosamente, per assumere un aspetto serio.
— Non vi ho mai pensato... — disse Mimì, semplicemente.
— E pensaci!
— Nessuna mi vuole: sono brutto: non so dire due parole: tutte mi rifiuterebbero.
— Perchè dici questo, perchè lo dici? — protestò lei, fra la collera e la tristezza. — Sei così buono! Sei un santo! Tutte ti vorrebbero!
— Tutte, sarebbero troppe — rispose lui con un sorriso affettuoso, innanzi all'entusiasmo della sua amica Gelsomina. Una, basterebbe.
— E perchè non la cerchi, Mimì?
— Io? Non ho il tempo. Ho da scolpire i santi, ho da dipingere le Madonne.
— Non ti occupi che di questo?
— Così mi hanno avvezzato — conchiuse lui, malinconicamente.
Tacquero, ancora. Ella sollevò lo scialletto sul capo, se lo legò sotto il mento. Era pensosa, di nuovo: incerta, anche, come se volesse fare o dire