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qualche cosa, e una forza intensa la rattenesse. Si mordette, un istante, il breve labbro inferiore.

— È tardi, Mimì, me ne vado: buona notte.

— Vuoi compagnia?

— No, no, non importa: sono due passi: tutti mi conoscono: buona notte; è tardi: buona notte.

— Mammà non ti sgrida, perchè hai fatto tardi?

— No: sa che dico due parole, con te, dopo la Congregazione. Non mi sgrida mai, per te. Tu sei un santo!

La fanciulla puntò le sue ultime frasi di un piccolo riso, ove vibrava un po' di scherno. Mimì parve non avesse udito ed ella, partendo, ora, decisamente, dalla soglia, gli ripetette, con una voce, ove vibrava una tristezza profonda:

— Buona notte, Mimì.

Si allontanò, la figurina vezzosa, muliebre, nella oscurità della via: i passetti lievi si allontanarono, con un rumore sempre più fievole. Inconsciamente, un sospiro sollevò il petto del pittore dei santi.


L'uomo veniva, in fretta, quasi, dal tetro vicolo di Donnalbina, che si distende da via Monteoliveto sino alla piazzetta della Madonna dell'Aiuto: l'aria della notte si era fatta gelida, e, ogni tanto, un rude soffio di vento spazzava la polvere, verso i Banchi Nuovi: l'uomo era chiuso in un pesante cappotto e portava intorno al collo una grossa sciarpa di

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