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62 storia di due anime


l'arco del portone del palazzo Angiulli: il tragitto, non lungo, che era stato un cammino trionfale per Anna Maresca, e un calvario per Domenico Maresca, era compiuto. Ma la folla, tutta di conoscenze, gridava una sola cosa:

— I confetti, i confetti, i confetti!

E l'uomo grande e grosso, tanto autorevole, quello che aveva dato i soldi ai mendicanti, si postò, insieme ad altri del corteo, sulla soglia del portone, e da certi grevi cartocci che portavano Gaetano Ursomando, lo stuccatore, e Nicolino, lo sciancato, cominciò a lanciare, intorno, manciate di confetti sulla folla. Una rivoluzione di grida, di risa, di proteste, travolse la piazzetta della Madonna dell'Aiuto: la gente saltava, urlava, si accapigliava, si gittava per terra, si graffiava, per portare via i confetti. E solenne, compiendo il rito popolare, don Biagio Scafa, compare di anello di Domenico Maresca, seguitava a lanciare manciate enormi di confetti sulla folla, sul viso della gente, sul petto, dovunque, in aria, sui balconcini di ammezzato, nelle botteghe, fra un clamore che saliva al cielo.


Il quartino in cui, da due o tre anni, si erano ridotti Carlo Dentale, il popolare don Carluccio del rione Ecce Homo, e la sua figliuola Anna, era stato trasformato in quel giorno di nozze, verso l'una pomeridiana, in un seguito di mense, persino nelle stanze da letto; appena appena se la sposa