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66 storia di due anime


— Pure la broscia? Pure il braccialetto? — si domandava, dai meno informati.

— Tutto, tutto, — replicava la zia — la veste bianca, tutti i vestiti, tutto il corredo, tutta la casa. Ha speso un banco — soggiungeva, concludendo, ringalluzzendosi.

Già le mense s’imbandivano: e con la sua disinvoltura di gran signore decaduto, ma sempre gran signore, don Carluccio Dentale venne collocando gl’invitati, tutti i Dentale alla mensa d’onore e alle migliori mense, tutti i Maresca e gli affini alle più lontane, alle meno comode. Fu fatta eccezione pel compare, don Biagio Scafa, seduto a sinistra della sposa, e per sua moglie, donna Gabriella Scafa, adorna di un vestito di velluto rosso-granato, carico di merletti bianchi, in cui soffocava, tanto era stretto, e che portava un vezzo di perle, famoso in tutto san Biagio dei Librai, messo solo nelle grandissime occasioni; eccezione, anche, per donna Gaetanella Improta, malgrado che non avesse il cappello, ma, come si diceva, da cui sarebbe venuta una eredità, agli sposi. Don Carluccio se la mise accanto, a tavola. I due sposi sedevano in mezzo: la sposa aveva posato, accanto a lei, i suoi guanti bianchi, il suo bouquet di fiori di arancio freschi: e ascoltava, senza batter palpebra, alcune parole che le diceva Mimì Maresca, sottovoce. A un tratto, costui, obliando tante impressioni sgradevoli, obliando la croce di quella strada, fatta a piedi, fra la folla e i suoi tristi commenti, obliando tutto, sentiva solo la profonda contentezza di essere