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storia di due anime 75


deva. Indifferente, impassibile, Anna, nella sua veste bianca, attendeva.

— Tu sai ballare il waltzer? — egli mormorò, imbarazzatissimo.

— Sì, certo.

— Io... no.

— E allora! — esclamò lei, levando le spalle.

— Gli sposi in piazza, gli sposi in piazza! — comandò don Biagio, accostandosi a loro.

— Io non so fare il waltzer... — confessò, con uno sforzo di voce, come trangugiando male, Domenico.

— E che fa? Coraggio, slanciati, forza alla macchina — strillò don Biagio, che era allegrissimo.

Ancora, Domenico esitava, pauroso, rosso in viso, con certe strie cremisi ai pomelli. La sposa parve ne avesse pietà: o meglio, volle rompere l’indugio, gli prese la mano per cingersene la vita, gli strinse l’altra mano, lo trascinò in mezzo, lo fece girare, due o tre volte, guidandolo lei, fra gli applausi dell’assemblea. Ma fu uno spettacolo miserando, poichè Domenico Maresca non sapeva neppure dare un passo, incespicò tre volte, tre volte si arrestò, malgrado la spinta datagli da Anna, ed ella, seccata, si fermò di botto, lasciandolo in asso: subito il compare don Biagio Scafa, svelto, come ai suoi bei tempi, si slanciò, afferrò la sposa e girò con lei, vertiginosamente, fra i clamori della società. Il ballo era aperto: lo stupefatto e smarrito sposo fu respinto in un angolo, nessuno si