Pagina:Serao - Storia di due anime, Roma, Nuova antologia, 1904.djvu/95

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fra le due misere pianticelle, donde aveva spiccato i fiori per Gelsomina, e il suo cuore si strinse, anche più angosciosamente, nel tramonto di quella giornata, per quella povera anima di fanciulla dispersa e deserta, nel vasto mondo indifferente o crudele. E, macchinalmente, come per isfuggire a quell’incubo di angoscia, volle rammentarsi che egli era, infine, uno sposo felice, che aveva sposato quella mattina, la donna amata, invocata, desiderata, che Anna Dentale era sua, che l’avrebbe condotta a casa sua, padrona e signora del suo cuore e della sua vita. Il giorno finiva, la festa finiva, era l’ora della liberazione e della pace, in una solitudine amorosa, in via Donnalbina.

Quando rientrò nel salotto, la popolare mazurka che tutti gli organetti di Barberìa macinavano, da due o tre anni, la Dolores, dal ritmo lento e molle, ma non mancante di voluttà, permetteva che i buoni danzatori e le buone danzatrici spiegassero le grazie della loro disinvoltura: quelle note fluttuanti, quelle note cascanti, inducevano ai lunghi passi striscianti, cari a gente che ha, nel sangue, l’eredità delle danze orientali, una mescolanza di allegrezza e di gravità, qualche cosa di vivo e di morbido, insieme. Anna Maresca, la sposa, ballava questa mazurka con Mariano Dentale. Domenico, fermo sulla porta del salotto, se li vide passare, innanzi, con due curve larghe e lunghe, e lo strascico bianco della veste nuziale di Anna gli sfiorò i piedi, leggermente. La danzatrice non si accorse neppure che il suo sposo, colui che ella aveva accet-