Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/102

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92 la grande giornata.


Mentre Riccardo passeggiava su e giù, non volendo sedersi, non volendo aver l’aria del mendico che aspetta pazientemente l’elemosina, un andirivieni continuo agitava quell’anticamera. Signori affaccendati entravano, penetravano in redazione senza farsi annunziare, stavano un momento, uscivano di nuovo, distratti, assorbiti; giovanetti tipografi in blusa azzurra macchiata d’inchiostro, col berretto di carta, entravano precipitosamente, partivano correndo; il portalettere delle raccomandate era in conferenza coll’amministratore, dritto innanzi al suo tavolino, con la sacca di pelle nera aperta, donde estraeva i plichi. Nessuno badava a Riccardo che passeggiava, aspettando: egli si sentiva in mezzo a un largo mondo di operosi indifferenti, in mezzo a un organismo forte, ma concentrato in quei tali elementi. Due volte si avvicinò alla porta, per andarsene, ma l’usciere manco si voltò. Lui rimase, pazientando: ma questo redattore capo, chiuso nel segreto della sua stanza, presso cui tanta gente entrava, quest’uomo che ogni minuto faceva squillare il campanello elettrico, breve, come un comando imperioso, assunse nella immaginazione di Riccardo proporzioni fantastiche. Non era egli dunque un sacerdote orante in fondo a una cappella? Non era dunque un signore possente