Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/107

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la grande giornata. 97

fece le sue congratulazioni all’amico, facendogli notare che lui glielo aveva sempre pronosticato uno splendido avvenire, che la fortuna di Riccardo Joanna egli la considerava come la propria fortuna, che oramai avrebbe comperato il Baiardo ogni giorno, per leggere gli articoli del suo migliore amico:

“Io me ne accorgerò dallo stile, se sono tuoi: ma tu avvertimi sempre, quando ci è qualche cosa di tuo, non ti scordare! Avvertimi, sai.”

“Ti avvertirò,” mormorava Riccardo, internamente disperato.

A casa, nauseato di sè, degli amici, della vita, dormì profondamente del sonno delle anime intorbidate. L’indomani, alle quattro, nervoso, non sapendo quello che avrebbe fatto, era all’ufficio del Baiardo: e l’usciere lo introdusse in un camerottino, dove ci era il posto soltanto per un tavolino, una sedia. Sulla parete un calendario con una grossa Italia gialla e rossa, era appeso, e sul legno del tavolino l’altro correttore, o un redattore, aveva disegnato dei profili femminili, un biglietto da mille lire, aveva scritto qualche frase, qualche freddura. Il redattore capo entrò, salutò:

“Ora le portano le bozze. Molti a capo, mi raccomando.”