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Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/115

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la grande giornata. 105

lodare quel tale articolo per la sua giustezza, per la sua semplicità, per la sua lindura di forma, egli alzava le spalle, infastidito, pensando quanto gli era parsa brutta quella prosa, nella sconclusione delle bozze, tutta piena di refusi, talvolta comicissima per il senso cangiato dagli errori.

Così il Baiardo perdette un lettore amoroso. Due o tre mesi di correzioni avevano fatto nascere in Riccardo quella strana ma fatale infermità dei giornalisti, la repulsione dal proprio giornale, repulsione istintiva, invano combattuta, talvolta gelosamente nascosta, spesso scetticamente confessata. Nessun direttore di giornale è capace di rileggere attentamente tutto il proprio giornale, e i pochi che ne leggono una parte, lo fanno distrattamente, senza vedere bene quello che vi è: l’occhio giornalistico così fine nel trovare in sedici colonne di un altro giornale, il periodo, la frase, la parola che lo interessano, s’appanna, s’intorbida leggendo il proprio giornale. Il povero correttore soffriva di questo innocente ma non innocuo morbo, come se anche lui scrivesse, come se anche lui fosse nauseato di rileggere la propria prosa.

“Che vi è stasera, nel Baiardo?” domandava il Brandi con molto interesse.