Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/114

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104 la grande giornata.

que sorpresa, egli sapeva tutto, chiudendo gli occhi rivedeva la misura dell’articolo e il titolo e la firma, rivedeva tutti quei geroglifici delle correzioni, gli angoli acuti, i triangoli, le sbarrette, gli ovali: le sue delizie intellettuali andavano sparendo ogni giorno. Come il tempo passava, gli nasceva nell’animo irrequieto e sensibile, vivacissimo alle nuove impressioni, un disgusto di quella prosa politica e letteraria: il vederla scorretta, nella confusione tipografica delle prime bozze, infiorata di strafalcioni, qua e là macchiettata di errori di grammatica commessi dai compositori distratti, spesso sconvolta, coi periodi trasportati, nel disordine mattinale di una bella signora troppo mondana a cui è necessario un po’ di cosmetico, toglieva a Riccardo tutta la poesia della bellezza letteraria. Una delusione grande, uno scetticismo nuovo andavan crescendo in lui: come in coloro che sono destinati dalla loro professione a essere in contatto con la nuda forma delle cose umane, non per anche adorna ed accarezzata dall’arte ancora grezza, ancora rudimentale. Riccardo era come il medico che non crede più alla coscienza, come il sarto che non crede alla bellezza delle forme, come il parrucchiere che disprezza le folte capigliature naturali da cui si può trarre poco partito. Quando sentiva